martedì 17 maggio 2011

Quattro voti per esplorare

La mattina è il momento della giornata in cui cerco di strappare un po' di spazio per la mia pratica personale. Tra un biscotto per colazione e il risveglio del figlio prima della scuola cerco di infilare un po' di zazen e i quattro voti del Bodhisattva.

Eccoli nella versione che utilizzo io.

Infiniti sono gli esseri senzienti, faccio voto di salvarli.
Inestinguibili sono i desideri, faccio voto di porvi fine.
Senza confini sono i dharma, faccio voto di conoscerli.
Insuperabile è la via del Buddha, faccio voto di realizzarla.


In questo post però non mi permetto di parlarne troppo, sia perché non sono mai riuscito a prendere ufficialmente i voti, anche se mi piacerebbe davvero tanto, ma soprattutto perché ci sono fonti assai più preparate, solo per cominciare potete leggere qui e qui.



Oggi volevo solo condividere con voi alcune osservazioni del loro effetto sulla mia pratica.
Innanzitutto per me la recitazione dei voti deve essere assolutamente consapevole.
Se recito un sutra in giapponese antico la logica è diversa, mi affido alla concentrazione, al ritmo e al respiro, come se fosse un prolungamento dello zazen oltre la campanella, ed è perfetto così. Nel caso dei voti mi sforzo di essere presente sul significato di ogni parola. In questo modo ho scoperto che sono un ottimo indicatore del proprio stato presente; niente paura, ora cerco di spiegare meglio questo punto evitando i misticismi. Se recito correttamente i voti ho la sensazione di suonare quattro tasti su un pianoforte, uno alla volta. Se in quel momento mi sento in difficoltà o in ostilità con persone vicine ecco che recitando il primo voto percepisco nettamente una dissonanza, come una nota falsa, e così vale per ciascuno degli altri. A volte l'associazione è banale, ad esempio se ho ho grosse aspettative che considero legittime e giuste il contrasto con il secondo voto è immediato. Altre volte è dalla recitazione stessa che emerge un'immagine o un'intuizione, che non avrei immaginato prima.
Le rare volte che l'immagine che mi torna dalla recitazione è forte e concentrata, è testimone del mio stato di presenza.

Sono piccole cose, lo so, che in un Sangha forte magari scorrerebbero via come acqua, ma negli ultimi anni io pratico da solo e ogni briciola scoperta sul cammino è un incoraggiamento e una conferma che la mia pratica, anche se rada e frammentata è viva e feconda e questo, vi assicuro, per me è già tanto.

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