domenica 26 settembre 2010

Il senso della morte?

La stagione sta cambiando davvero, tanto nel clima, quanto nel ritmo quotidiano, ma qualcuno non se ne accorgerà più.
Il padre di mia moglie, di cui ho parlato in alcuni post precedenti, ci ha lasciati il mese scorso. Il suo calvario non è stato breve e non è stato neppure facile cercare di assisterlo; spero sinceramente che ora sia più sereno.
Dopo la sua scomparsa abbiamo provato, tra le tante emozioni, un gran senso di vuoto. Improvvisamente tutti gli sforzi, fisici e mentali, profusi durante la sua malattia non solo non erano più necessari, ma erano diventati improvvisamente azioni senza un fine. Ci si doveva risollevare e affrontare la nuova situazione, cercando di capire ciò era necessario fare ora, ed è comunque tanto.
Ho provato a chiedermi se la sua scomparsa mi abbia insegnato qualcosa di particolare sulla morte in sè. Onestamente la lezione più importante che ho re-imparato è il cercare di vivere questa vita con più saggezza e amore possibili. Troppo profondo è l'abisso che ci attende e non credo mi sia dato trovarne un senso.
A questo proposito ho delle sensazioni e delle ipotesi e forse ne parlerò più avanti. Per oggi mi inchino con rispetto al viaggio di mio suocero, possa essere sereno e felice, ovunque egli sia.

Gya-te gya-te. Ha-ra gya-tei. Hara so gya-te.

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