Il padre di mia moglie, di cui ho parlato in alcuni post precedenti, ci ha lasciati il mese scorso. Il suo calvario non è stato breve e non è stato neppure facile cercare di assisterlo; spero sinceramente che ora sia più sereno.
Dopo la sua scomparsa abbiamo provato, tra le tante emozioni, un gran senso di vuoto. Improvvisamente tutti gli sforzi, fisici e mentali, profusi durante la sua malattia non solo non erano più necessari, ma erano diventati improvvisamente azioni senza un fine. Ci si doveva risollevare e affrontare la nuova situazione, cercando di capire ciò era necessario fare ora, ed è comunque tanto.
Ho provato a chiedermi se la sua scomparsa mi abbia insegnato qualcosa di particolare sulla morte in sè. Onestamente la lezione più importante che ho re-imparato è il cercare di vivere questa vita con più saggezza e amore possibili. Troppo profondo è l'abisso che ci attende e non credo mi sia dato trovarne un senso.
A questo proposito ho delle sensazioni e delle ipotesi e forse ne parlerò più avanti. Per oggi mi inchino con rispetto al viaggio di mio suocero, possa essere sereno e felice, ovunque egli sia.
Gya-te gya-te. Ha-ra gya-tei. Hara so gya-te.
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