sabato 2 febbraio 2008

Primo passo (quando stiamo fermi, il tempo corre)

Dal mio ultimo post sono passate molte settimane, dominate dalla vita normale. Prima molto lavoro per chiudere l'anno in ufficio, poi le necessarie e attesissime vacanza, passate tutte a casa con i miei e infine nuove urgenze in ufficio a Gennaio. Trascinato dalla corrente ho avuto pochissime occasioni di sedermi tranquillamente in zazen e ho compreso che a casa per ora non è possibile ricominciare una pratica regolare.

Per continuare la mia ricerca, ho cominciato allora a cercare se vi fossero in città dei dojo a cui potesse bussare un vecchio principiante come me. Dopo varie ricerche e consigli ho trovato finalmente un centro che mi sembrava il più accogliente per ricominciare. Ho contattato i responsabili del centro, ho preso un appuntamento e finalmente sono andato a visitarli.

Non vi dirò dove sono andato, almeno non per ora, ma vi posso dire che è stata veramente una bella sorpresa. Persone molto accoglienti e cordiali, un ambiente molto curato e una pratica essenziale, esattamente quello che cerco. Certo, non è sotto casa, ma del resto a Roma quasi tutto è fuori mano, a meno che non si abiti in centro.

Tutto bene - direte voi - hai trovato un buon dojo, adesso ti organizzi per andarci una volta a settimana e poi vedi se ti piace.
In realtà è stato proprio così, ma una volta tornato a casa mi è rimasta addosso una sensazione di inquietudine che non mi aspettavo. Dopo qualche giorno ho capito di cosa si trattava. Semplicemente ho realizzato che la mia vita è talmente cambiata dai tempi in cui praticavo assiduamente, che per riuscire a ricominciare una pratica vera, efficace, devo abbandonare tutti gli automatismi, i comportamenti e le aspettative che avevo acquisito a quei tempi, e che si sono immediatamente rimessi in moto appena entrato nel dojo.

Non sarà facile. Quindici anni fa per me entrare in un dojo ha significato anche incontrare una seconda famiglia, accettare una educazione a volte severa e impegnare tutto il mio tempo libero a favore dell'associazione che sosteneva il dojo, fino a partecipare materialmente alla sua stessa costruzione. Ora è tutto diverso e devo sforzarmi di non confondere le mie aspettative "sociali" con il cuore profondo dello zazen, altrimenti so che alla lunga resterò deluso... e sarà solo colpa mia.

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